Cosa dobbiamo sapere e cosa dobbiamo fare?
Prof. Matteo Bassetti
Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine e professore associato di Malattie Infettive presso l’Università di Udine
Giovedì 14 giugno 2018, ore 20:30 – Gli antibiotici hanno salvato milioni di vite umane ma sono sempre meno efficaci: i batteri sono diventati più resistenti e i rischi per il futuro sono altissimi.
La storia degli antibiotici cominciò con un colpo di fortuna. Alexander Fleming aveva lasciato il suo laboratorio per qualche giorno, abbandonando sul bancone da lavoro anche qualche piastra contenente dei batteri. Al ritorno, la sorpresa: un fungo, “scappato” dal laboratorio vicino, aveva contaminato la piastra: e lì, di batteri, neanche l’ombra. A spazzarli via, saltò fuori, era stata una sostanza prodotta proprio da quel fungo: la penicillina. Era il 1928 e a Fleming quella scoperta valse un Nobel.
L’età dell’oro degli antibiotici sarebbe scoppiata quindi tra gli anni Cinquanta e Ottanta, con l’arrivo delle medicine derivate negli scaffali di dottori e farmacisti. Oggi però le glorie e i traguardi del passato rischiano di rimanere nei libri di storia. Perché nel frattempo i batteri hanno imparato a convivere con gli antibiotici, diventando in alcuni casi insensibili e il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rischia di catapultarci in una vera apocalisse: i vecchi farmaci non funzionano e di nuovi più efficaci ce ne sono pochi e solo per alcune infezioni. Sebbene l’antibiotico-resistenza sia un fenomeno naturale, maggiore è la quantità di antibiotici che i microbi incontrano, maggiore è la probabilità che sviluppino resistenze agli antibiotici. Ogni anno, solo in Europa, le resistenze agli antibiotici fanno circa 25 mila vittime. Un quadro destinato a peggiorare (fino a 10 milioni di morti al mondo nel 2050) se non si interviene subito; e uno scenario che potrebbe rendere un semplice taglio a un dito, un’appendicite o un parto momenti estremamente pericolosi nella vita di ciascuno.
Il primo passo per scongiurare lo scenario peggiore è dunque quello di razionalizzarne l’utilizzo. Si stima che almeno un terzo delle prescrizioni di antibiotici sia inappropriato; ovvero fatto per combattere virus anziché i batteri, mentre gli antibiotici sono inutili contro le infezioni virali, come quelle comuni delle vie respiratorie. Eppure un preoccupante 64% della popolazione mondiale è convinto che gli antibiotici siano efficaci contro virus e raffreddori. E il 32% invece crede di poterli sospendere non appena si sente meglio, sbagliando. Così facendo infatti non si eliminano tutti i batteri che causano le infezioni, alcuni sopravvivono e aumenta il rischio che si sviluppino resistenze.
E l’Italia, a tal proposito, nello scenario europeo se la passa malissimo. Per quasi tutte le resistenze prese in considerazione dal programma di sorveglianza europea, l’Italia si posiziona sempre sopra la media.
Matteo Bassetti – Si è laureato e specializzato in malattie infettive presso l’Università di Genova, perfezionando i suoi studi con una post-doctoral fellowship presso la Yale University a New Haven (USA). Attualmente è direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine e Professore Associato di Malattie Infettive presso l’Università degli Studi di Udine, nonché vice-presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA) e chairman del gruppo di studio delle infezioni nel paziente critico della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases. Membro del comitato editoriale di diverse riviste scientifiche, è autore di oltre 600 pubblicazioni, di cui 300 pubblicate su riviste censite con più di 10000 citazioni.
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